Epidemiologia della celiachia

I primi studi epidemiologici sulla celiachia sono stati condotti in Europa a partire dal 1950. Poiché si presentava maggiormente nei bambini, per lungo tempo venne considerata una patologia pediatrica e rara. In realtà la bassa incidenza e prevalenza della celiachia erano dovute a strumenti diagnostici poco efficaci, che si basavano solo sulla sintomatologia clinica tipica, escludendo, quindi, tutte le altre forme e le presentazioni extra-intestinali.

Lo scenario epidemiologico della celiachia è cambiato radicalmente con l’introduzione di test sierologici altamente sensibili e specifici come gli anticorpi anti-endomisio (EMA) ed anti-transglutaminasi (TG) che hanno permesso lo screening di popolazione e l’identificazione di svariate forme di presentazione della malattia e l’associazione con altre condizioni cliniche o patologie.

È stato così ampiamente dimostrato che la prevalenza della celiachia nella popolazione generale dei Paesi Occidentali è di circa l’1% con valori più elevati riportati nell’Europa occidentale, nel Nord America ed in Australia. È una patologia diffusa in tutto il mondo, è rara in Cina e Giappone e sottodiagnosticata in molti altri paesi dell’America meridionale, India, Africa del nord, Asia.

In Italia, secondo l’Associazione Italiana Celiachia (AIC), l’incidenza di questa malattia è di un caso ogni 100-150 persone. I celiaci, quindi, potrebbero essere circa 400 mila, ma ne sono stati diagnosticati solo 85 mila ed ogni anno vengono effettuate 5 mila nuove diagnosi. Anche negli altri Paesi Occidentali è stato stimato che, per ogni caso di celiachia noto, ne esistono almeno altri 6 o 7 non ancora accertati.

L’ epidemiologia della celiachia, quindi, può essere rappresentata, come proposto da Richard Logan nel 1992, come un iceberg, la cui punta è costituita dai soggetti diagnosticati ed il sommerso da quelli non riconosciuti.

Riconoscere precocemente la celiachia è molto importante per adottare misure specifiche che possano prevenire le possibili manifestazioni sistemiche (infertilità, osteoporosi, malattie neurologiche, malattie autoimmuni) e complicanze (malattia celiaca refrattaria, digiuno-ileite ulcerativa, linfoma intestinale ed altre neoplasie).

Bibliografia:

Logan RFA. Problems and pitfalls in epidemiological studies of celiac disease. Din Nutr Res 1992

Ministero della Salute: Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia anno 2010.

Sitografia:

http://www.celiachia.it/home/HomePage.aspx#

http://www.salute.gov.it/

 

Immagine di copertina tratta da: http://saporiericette.blogosfere.it

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